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GIANA SISTERS
TRAMA E DETTAGLI
Il giocatore assume il ruolo di Giana, una ragazza che purtroppo soffre di incubi. In essi dovrà superare 32 dungeon pieni di mostri, collezionando diamanti e cercando sua sorella Maria. Se il giocatore riuscirà a superare indenne i 32 livelli Giana verrà risvegliata da sua sorella Maria.
STORIA
QUANDO IL PLATFORM RISCHIO' IL GAME OVER LEGALE
Pubblicato nel 1987 per Commodore 64, The Great Giana Sisters fu sviluppato dalla tedesca Time Warp Productions e pubblicato da Rainbow Arts, una casa editrice con sede a Gütersloh che si era già fatta notare nel panorama europeo per la qualità tecnica delle sue produzioni. Il gioco venne programmato da Armin Gessert, con la direzione artistica di Manfred Trenz e l'accompagnamento musicale di Chris Hülsbeck, tre nomi che avrebbero poi lasciato un’impronta profonda nella storia del retrogaming. Ma nonostante i presupposti brillanti, il titolo finì subito al centro di una clamorosa controversia legale che avrebbe condizionato in modo decisivo la sua distribuzione e la sua sopravvivenza commerciale.
Il motivo? La somiglianza più che evidente con Super Mario Bros. per NES. Anzi, più che di somiglianza, si può parlare di un vero e proprio clone. Dall’avvio della schermata iniziale alla struttura dei livelli, passando per la raccolta di monete e i blocchi con il punto interrogativo, The Great Giana Sisters pareva un omaggio spudorato – o meglio, un facsimile – del titolo Nintendo. Il dettaglio che fece drizzare le antenne agli avvocati giapponesi fu che tutto ciò accadeva su una piattaforma rivale, e soprattutto in un mercato (quello europeo) dove Nintendo faticava ancora ad affermarsi con la stessa forza della scena americana o giapponese.
Secondo quanto confermato da fonti dell’epoca, Nintendo non intraprese una vera e propria causa legale, ma inviò una diffida formale ai distributori europei del gioco, che bastò a far sparire le copie dai negozi nel giro di poche settimane. Rainbow Arts, nonostante una difesa iniziale, preferì evitare lo scontro diretto con un colosso giuridicamente invincibile e interruppe immediatamente la distribuzione. Questo evento, però, contribuì involontariamente a cementare la leggenda del gioco: la sua rarità e il mito del “gioco proibito” contribuirono a farlo circolare sottobanco, via copie pirata e nastri duplicati, trasformandolo in una sorta di icona underground della scena Commodore.
Anche gli sviluppatori continuarono le loro carriere su binari interessanti. Manfred Trenz avrebbe poi creato la saga di Turrican, mentre Armin Gessert fondò nel 1994 la casa tedesca Spellbound Entertainment, realizzando titoli per PC e console. E nonostante il brusco stop iniziale, il nome di Giana tornò ciclicamente sulle scene: prima con Hard'n'Heavy nel 1989 (una sorta di sequel spirituale meno compromettente sul fronte legale), poi con reboot moderni nel decennio 2010. Ma è indubbio che il primo gioco resti l’episodio più celebre, proprio grazie (o a causa) di quella nube di scandalo che lo avvolse al momento del lancio.
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UN MOMENTO DELLA PRESENTAZIONE DI "THE GREAT GIANA SISTERS".
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GAMEPLAY
UN CLONE PUR SEMPRE BEN FATTO
Chiunque abbia giocato anche solo pochi minuti a The Great Giana Sisters non può ignorare l’immediato senso di déjà vu che si prova. Il gioco ricalca in maniera quasi chirurgica la struttura di Super Mario Bros., a partire dalla schermata iniziale fino alle dinamiche più basilari. La protagonista, Giana, si muove da sinistra verso destra attraversando una serie di livelli pieni di piattaforme, blocchi da colpire con la testa, cristalli da raccogliere e nemici da evitare o sconfiggere saltando loro sopra. È chiaro che l’intento degli sviluppatori non era tanto mascherare l’ispirazione, quanto piuttosto creare un'alternativa per i sistemi home computer che non potevano ospitare il titolo Nintendo. Il gameplay si articola su 33 livelli distribuiti in mondi a difficoltà crescente, e presenta una curva di apprendimento che parte con una certa dolcezza per poi complicarsi in modo sensibile verso la fine.
La protagonista ha a disposizione un sistema di potenziamenti semplice ma funzionale: raccogliendo una sfera rossa si trasforma in una “punk” dai capelli biondi sparati, ottenendo la possibilità di rompere mattoni con la testa; successivamente, grazie ad altri power-up, può sparare proiettili o lanciare bombe. A differenza di Mario, però, Giana perde i potenziamenti non in base al numero di colpi ricevuti, ma in modo più rigido: basta un singolo errore per perdere la vita, e quindi ogni potenziamento guadagnato. Questa scelta aumenta la tensione nelle fasi più avanzate, ma ha ricevuto qualche critica per la sua severità. La fisica dei salti, inoltre, pur essendo abbastanza responsiva, non raggiunge la precisione millimetrica del modello Nintendo, e in alcune sezioni dove è richiesto un tempismo perfetto questo può diventare fonte di frustrazione.
Interessante notare come i nemici, pur assomigliando a versioni "caricate" dei Goomba e dei Koopa, siano in realtà abbastanza vari e ben distribuiti. Alcuni hanno pattern semplici, altri si muovono in modo più imprevedibile, costringendo il giocatore a rallentare il passo e ad osservare prima di agire. Inoltre, il level design alterna spazi aperti e segmenti più claustrofobici, con passaggi obbligati tra file di spuntoni, blocchi a tempo e salti millimetrici. Non mancano sezioni segrete e scorciatoie, alcune delle quali piuttosto ingegnose, che rendono il titolo più esplorabile di quanto si creda a una prima occhiata. In particolare, alcune zone accessibili solo distruggendo blocchi “invisibili” anticipano una logica che poi sarebbe diventata centrale in molti platform futuri.
Una peculiarità spesso trascurata riguarda il comportamento delle piattaforme mobili: a differenza di molti titoli simili, qui non seguono sempre schemi regolari e talvolta cambiano direzione a sorpresa. Questa scelta spezza la monotonia e costringe il giocatore a prestare attenzione a ogni dettaglio. Anche il controllo della protagonista, per quanto semplice (con solo due tasti oltre al movimento), risponde in modo soddisfacente, pur soffrendo di una leggera inerzia nei salti che, nelle fasi più avanzate, può causare qualche imprecazione. Nonostante ciò, Giana Sisters riesce a mantenere un ritmo costante e ben cadenzato, grazie a una varietà di ostacoli ben calibrata e una progressione che non diventa mai caotica.
Un aspetto curioso, infine, riguarda la gestione del tempo. Ogni livello ha un conto alla rovescia, ma questo elemento non viene mai enfatizzato davvero a livello di design: è più un residuo estetico che una minaccia concreta. Solo nei livelli finali il tempo può diventare un fattore di pressione, ma per la maggior parte dell’avventura il giocatore ha margine per esplorare. Questa scelta, se da un lato rende l’esperienza più rilassata, dall’altro ha fatto storcere il naso a chi avrebbe voluto una tensione maggiore. In sintesi, pur con alcune rigidezze, il gameplay di The Great Giana Sisters resta solido, godibile e in grado di regalare una sfida tutto sommato onesta. Non reinventa nulla, ma prende in prestito con gusto — e riesce persino ad aggiungere qualche piccola trovata personale.
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GIANA RACCOGLIE LA RUOTA DI FUOCO, SEMBRA DI VEDERE MARIO CHE AFFERRA IL FUNGO DELLA CRESCITA! PECCATO CHE MARIO NON DIVENTI UN PUNK NEL TITOLO ORIGINALE!
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GRAFICA E SONORO
ROCK’N’ROLL A 8 BIT
The Great Giana Sisters si presenta come uno dei titoli più riconoscibili del catalogo Commodore 64, non tanto per l’originalità estetica quanto per la qualità dell'esecuzione. Pur ispirandosi apertamente al mondo colorato di Super Mario Bros., il gioco adotta una tavolozza cromatica diversa, più tendente ai toni pastello e con sfondi meno elaborati ma puliti e leggibili. La protagonista Giana è rappresentata con uno sprite abbastanza dettagliato, considerando i limiti della macchina, e risulta facilmente distinguibile grazie a capelli biondo acceso, occhi grandi e un abbigliamento dai contorni nitidi. Quando raccoglie un power-up e si trasforma nella versione “punk”, con cresta e sguardo agguerrito, il cambiamento è reso evidente da un’animazione rapida ma efficace, che dona un certo carisma visivo al personaggio.
I nemici, seppur graficamente semplici, sono ben differenziati tra loro: pipistrelli, insetti, mostriciattoli e altri esseri vagamente surreali popolano i livelli senza creare confusione visiva. I movimenti delle creature sono fluidi e coerenti, e le animazioni, pur essendo essenziali, risultano più che dignitose. Alcuni critici dell’epoca fecero notare come la varietà degli sprite nemici fosse leggermente inferiore rispetto ad altri titoli contemporanei, ma è anche vero che il design degli avversari è stato pensato con un occhio alla leggibilità e all’immediatezza. Non si tratta di una grafica ricca di dettagli minuziosi, bensì di uno stile funzionale, ben leggibile anche su televisori casalinghi dell’epoca, spesso con definizioni tutt’altro che ottimali.
Gli sfondi non presentano parallax scrolling né decorazioni dinamiche, ma variano leggermente da mondo a mondo, con cambi di tonalità e occasionali elementi fissi, come colonne o mattoni. Nonostante la ripetitività, che diventa più evidente nei livelli avanzati, l’insieme riesce comunque a trasmettere un senso di coerenza e di identità estetica. È chiaro che lo sforzo degli sviluppatori si sia concentrato più sulla funzionalità e sulla leggibilità del gioco che non sulla spettacolarità visiva. Alcune sezioni, come quelle con fondali più scuri e blocchi luminosi, risultano però piacevoli da vedere anche oggi, grazie a un buon uso dei contrasti e all’assenza di artefatti grafici.
Ma è sul versante sonoro che Giana Sisters conquista davvero un posto di rilievo nella memoria collettiva dei retrogamer. La colonna sonora principale del gioco è stata composta da Chris Huelsbeck, uno dei nomi più influenti nella scena audio del Commodore 64. Il tema iniziale, brillante e accattivante, è diventato un cult a sé stante. Pubblicato inizialmente nel 1987, il brano ha avuto talmente tanto successo da essere remixato innumerevoli volte da musicisti della scena SID e oltre. Il pezzo è notevole non solo per la sua qualità compositiva, ma anche per il modo in cui sfrutta al meglio le capacità del chip SID del C64, noto per la sua architettura a tre voci e la gestione avanzata delle forme d’onda.
Durante il gameplay, la musica cambia dinamicamente a seconda del livello, mantenendo però sempre uno stile energico e incalzante. Ogni traccia accompagna l’azione in modo coerente, senza mai risultare invadente. Gli effetti sonori, sebbene più spartani rispetto alla musica, sono ben bilanciati: i salti, le collisioni e le esplosioni generano suoni distintivi, mai fastidiosi e sempre ben integrati con il ritmo del gioco. Le sfere di potenziamento, ad esempio, sono accompagnate da un suono metallico ben riconoscibile, mentre la perdita di una vita è sottolineata da un effetto acustico secco e immediato, perfetto per il tipo di feedback richiesto.
Un elemento interessante è che l’introduzione sonora del gioco, con il logo e la musica principale, ha finito per diventare una vera e propria firma d’autore, al punto da essere ricordata anche da chi non ha mai completato il gioco. È raro trovare su Commodore 64 titoli capaci di unire qualità visiva discreta e colonna sonora memorabile, ma Giana Sisters riesce in questa impresa. Nonostante alcune critiche sul fronte della varietà grafica, l’aspetto audiovisivo del gioco rimane uno dei suoi punti forti. La musica, in particolare, ha superato la prova del tempo, restando impressa nelle orecchie dei giocatori ben oltre gli anni ’80.
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CI TROVIAMO NEI SOTTERRANEI, LIVELLO 6. VOLETE CHE VI SVELI UN SEGRETO? STATE A VEDERE!
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LONGEVITA' E RIGIOCABILITA'
UN'EREDITA' ATTRAVERSO LE GENERAZIONI
Dal punto di vista della longevità, The Great Giana Sisters presenta luci e ombre. I livelli sono in totale trentatré, un numero più che rispettabile per l’epoca, ma la loro durata media è piuttosto contenuta: giocatori esperti possono completare il gioco in meno di un’ora, specialmente una volta memorizzati i pattern di nemici e la disposizione dei power-up. Non esistono modalità alternative, né veri extra da sbloccare: l’esperienza è lineare e identica a ogni partita. Nonostante ciò, il titolo venne comunque ampiamente rigiocato, soprattutto per il puro piacere del platforming ben fatto e per l’altissima qualità tecnica.
Uno degli aspetti che più ha contribuito alla rigiocabilità nel tempo è l’impatto culturale che il gioco ha avuto. Bandito dalle catene ufficiali ma adorato dai fan, Giana Sisters divenne un oggetto del desiderio per collezionisti e appassionati. La sua rarità accrebbe il fascino, e il fatto che fosse facilmente duplicabile fece sì che circolasse ampiamente nelle reti amatoriali, diventando una presenza costante nei dischetti compilati degli anni ’80 e ’90. In questo modo, la sua vita commerciale fu breve ma la sua diffusione, paradossalmente, enorme.
Negli anni successivi, il gioco fu ampiamente imitato, ispirando modder, hacker e sviluppatori indie. La stessa Rainbow Arts cercò di riproporre il concept con il già citato Hard’n’Heavy, mentre nel 2012 uscì Giana Sisters: Twisted Dreams, una reimmaginazione in chiave moderna che ottenne un buon successo su piattaforme come Steam, PS3 e Xbox 360. Ciò dimostra come l’eredità di questo gioco non si sia esaurita con la sua uscita di scena, ma sia rimasta viva nell’immaginario videoludico per decenni.
Tuttavia, è innegabile che alcuni critici abbiano evidenziato il problema più evidente: la mancanza di originalità. Se da un lato la qualità tecnica e il gameplay preciso lo rendevano un prodotto di punta su C64, dall’altro la sua natura di “clone” ne minava la legittimità agli occhi di chi cercava innovazione o creatività. Alcune riviste britanniche dell’epoca, pur elogiandone la realizzazione tecnica, lo stroncarono proprio per l’assenza di idee proprie, definendolo “uno sforzo tecnicamente lodevole ma concettualmente pigro”.
Eppure, a distanza di quasi quarant’anni, The Great Giana Sisters continua a essere ricordato con affetto, nonostante – o forse proprio grazie – alle sue controversie. Un platform che ha fatto parlare di sé più per quello che ha osato copiare che per ciò che ha inventato, ma che ha avuto il merito di portare quel tipo di esperienza anche nelle case dei possessori di Commodore 64. E per molti, questo bastò per amarlo senza riserve.
• Colonna sonora memorabile
• Controlli impeccabili
• Grafica colorata e piacevole
• Clonazione palese di Super Mario Bros
• Conoscendo i giusti segreti può essere completato in pochi minuti.
VOTO FINALE
7,5
GIANA SISTERS: LONGPLAY
BACK TO COMMODORE'S GAME SELECTION