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BARBARIAN: THE ULTIMATE WARRIOR
TRAMA E DETTAGLI
Il malvagio stregone Drax ha rapito la principessa Mariana, figlia del re, e l’ha imprigionata nella sua torre. Per liberarla, il re lancia un appello ai migliori guerrieri del regno, promettendo la mano della principessa e la metà del regno a chi riuscirà nell’impresa. Risponde alla sfida un solo eroe barbaro, un guerriero armato di spada pronto ad affrontare tutti i campioni di Drax in duelli all’ultimo sangue. Solo dopo aver sconfitto tutti gli sfidanti e affrontato direttamente lo stregone, potrà liberare Mariana.
STORIA
BARBARI SI NASCE
Barbarian: The Ultimate Warrior fu sviluppato dalla britannica Palace Software e pubblicato nel 1987 inizialmente per Commodore 64, per poi essere convertito su numerose altre piattaforme dell’epoca, tra cui ZX Spectrum, Amstrad CPC, MS-DOS, Apple II, Atari ST e Amiga. Il progetto nacque dall’idea di Steve Brown, che non solo programmò la versione per C64 ma contribuì anche al game design. La grafica fu affidata a Gary Carr, mentre la componente sonora venne curata da Richard Joseph, compositore noto nella scena videoludica degli anni '80. L’obiettivo di Palace Software era creare un prodotto in grado di distinguersi nettamente dai platform e dagli sparatutto, allora predominanti sul mercato, puntando su un titolo orientato al combattimento corpo a corpo con armi bianche, ispirato in maniera esplicita all’immaginario di Conan il Barbaro, reso celebre da Arnold Schwarzenegger.
Per attrarre l’attenzione dei media e del pubblico, la software house orchestrò una campagna pubblicitaria aggressiva e volutamente provocatoria: la modella glamour Maria Whittaker, in abiti succinti, fu accostata al bodybuilder Michael Van Wijk, che interpretava il barbaro della copertina. Questo materiale promozionale suscitò numerose polemiche, soprattutto nel Regno Unito, ma ottenne anche l’effetto desiderato di rendere il gioco immediatamente riconoscibile e discutibile, contribuendo notevolmente alla sua notorietà.
Dal punto di vista commerciale, Barbarian riscosse un notevole successo, in particolare in Europa. In alcuni Paesi, come la Germania, subì restrizioni a causa del contenuto violento, soprattutto per via della mossa finale che permetteva di decapitare l’avversario. Questo dettaglio, ritenuto scioccante per gli standard dell’epoca, non impedì tuttavia al titolo di ricevere premi e riconoscimenti, come quello di “Gioco dell’anno” nella categoria 8-bit da parte della rivista Computer & Video Games. Il successo fu tale da spingere Palace a sviluppare un seguito nel 1988, Barbarian II: The Dungeon of Drax, che abbandonò la struttura da picchiaduro per trasformarsi in un action adventure a scorrimento. Sul mercato statunitense, il gioco fu distribuito da Epyx con il titolo Death Sword, per evitare conflitti con un altro gioco omonimo già presente nel catalogo americano.
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IL VERO EROE DI BARBARIAN, IL GOBLIN BECCHINO
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GAMEPLAY
TESTE CHE VOLANO
Il gameplay di Barbarian: The Ultimate Warrior si basa su combattimenti all’arma bianca in uno scontro diretto tra due personaggi, ambientati in un contesto fantasy. Il giocatore può scegliere tra due modalità principali: il duello contro un avversario umano oppure la sfida in singolo contro una serie di combattenti controllati dalla CPU. La struttura dei combattimenti prevede round in un’arena fissa, bidimensionale, dove i due personaggi possono spostarsi lateralmente, abbassarsi, saltare, rotolare ed eseguire una vasta gamma di manovre offensive e difensive.
Il sistema di controllo, basato su joystick con una sola leva e un pulsante, riesce sorprendentemente a restituire un set di 16 mosse distinte, ciascuna attivabile tramite combinazioni direzionali in sinergia con il tasto d’azione. Questo include attacchi alti e bassi, parate, spazzate e, naturalmente, la famigerata mossa del colpo rotante alla testa ("head chop") che, se portata a segno, decapita all’istante l’avversario e pone fine allo scontro. L’assenza di barre energetiche visibili è sostituita da una rappresentazione visiva dello stato del combattente: man mano che subisce danni, la postura cambia, fino al cedimento definitivo.
Nella modalità torneo, il giocatore affronta otto avversari uno dopo l’altro, tutti identici dal punto di vista grafico ma caratterizzati da un comportamento progressivamente più aggressivo e reattivo. Alla fine del percorso, si ottiene una schermata statica che mostra la liberazione della principessa Mariana, unico riferimento narrativo all’interno del gioco. Non sono presenti elementi di trama durante l’esperienza, né cutscene né sviluppi narrativi ulteriori. Un dettaglio distintivo, rimasto impresso nella memoria collettiva, è il goblin servitore che entra nell’arena al termine di ogni round per trascinare via il cadavere del perdente e raccoglierne eventualmente la testa: una trovata macabra ma efficace per sottolineare la brutalità del contesto.
La difficoltà cresce in modo costante, ma non esiste un sistema di selezione di livelli di sfida o adattamento dinamico. L’IA dei nemici mostra reazioni più rapide e movimenti più precisi, ma non si distingue per comportamenti complessi. La modalità due giocatori, invece, rappresenta l’elemento più longevo e apprezzato, permettendo scontri diretti tra esseri umani e valorizzando appieno la varietà del sistema di mosse.
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COLPIRE ALLA GAMBA E' UN OTTIMA STRATEGIA!
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GRAFICA E SONORO
QUELLA SOMIGLIANZA CON CONAN IL BARBARO
Sul piano grafico, Barbarian riesce a sfruttare in modo convincente le capacità del Commodore 64, in particolare per quanto riguarda l’animazione dei personaggi. I modelli dei combattenti sono realizzati con proporzioni equilibrate, un’attenzione particolare al dettaglio anatomico e una discreta varietà di animazioni. Ogni mossa è accompagnata da una sequenza visiva distintiva e riconoscibile, contribuendo a dare una sensazione di fisicità e peso agli scontri. Il colpo rotante che provoca la decapitazione è rappresentato in modo esplicito, con la testa che vola via e il corpo che collassa, in seguito rimosso dal goblin, in una sequenza che all’epoca apparve particolarmente audace.
I fondali, pur essendo statici, risultano efficaci nel creare un’atmosfera coerente con il contesto fantasy: colonne, statue e decorazioni architettoniche danno corpo all’arena, mentre il mago Drax osserva i combattimenti seduto sul suo trono animato. Sebbene l’arena sia sempre la stessa e non vi siano variazioni ambientali, l’azione in primo piano riesce inizialmente a mascherare la ripetitività. La scelta cromatica, limitata ma ben calibrata, assicura una buona leggibilità delle figure a schermo.
Dal punto di vista sonoro, la musica è presente solo nella schermata iniziale, con un tema composto da Richard Joseph che sfrutta bene le capacità del chip SID del C64. Il brano d’apertura è melodicamente solido e contribuisce a creare un’identità sonora al titolo. Durante i combattimenti, invece, non vi è alcuna colonna musicale: l’audio è limitato a effetti sonori come colpi di spada, grugniti e suoni d’impatto, tra cui quello, distintivo, della testa che rotola. Questa scelta stilistica fu pensata per non distrarre il giocatore durante l’azione, ma fu oggetto di discussione: alcuni la interpretarono come una carenza, altri come un modo per aumentare la concentrazione e l’immedesimazione.
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DRAX, BOSS FINALE DEL GIOCO, SI GODE UN DUELLO DALL'ALTO DEL SUO SCRANNO
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LONGEVITA' E RIGIOCABILITA'
UNA SPADA CONTRO LA NOIA
La longevità di Barbarian: The Ultimate Warrior è strettamente legata alla modalità scelta. In singolo, l’esperienza è relativamente breve: una volta sconfitti gli otto avversari e completato il torneo, non ci sono nuovi contenuti da sbloccare, finali alternativi, livelli supplementari o elementi segreti. L’assenza di un sistema di salvataggio obbliga a ricominciare sempre da capo, e la struttura lineare può limitare il coinvolgimento nel lungo periodo. Tuttavia, la progressiva padronanza delle mosse e il desiderio di perfezionare le proprie strategie nei duelli possono spingere alcuni giocatori a tornare ripetutamente al gioco, almeno per brevi sessioni.
È la modalità a due giocatori a garantire la maggiore rigiocabilità: la possibilità di affrontarsi in scontri diretti consente un’esperienza dinamica e variabile, dove ogni partita può prendere una piega diversa in base all’approccio e alle scelte tattiche dei contendenti. La presenza di 16 mosse offre margine per sperimentare combinazioni e stili di combattimento differenti. Sebbene manchi un sistema di punteggio o un vero e proprio tracciamento delle vittorie, il titolo si prestava naturalmente a tornei e sfide amichevoli tra amici, diventando un classico da salotto nei contesti dell’epoca.
Nel tempo, Barbarian ha mantenuto una certa visibilità grazie a raccolte retro e dispositivi come il C64 Mini. Inoltre, numerosi remake non ufficiali hanno contribuito a mantenerne viva la memoria, testimoniando l’impatto culturale del titolo. Pur mancando dei meccanismi evolutivi oggi considerati essenziali, la sua immediatezza, la spettacolarità degli scontri e l’umorismo nero veicolato da dettagli come il goblin raccoglitore di teste, continuano a suscitare simpatia e curiosità tra gli appassionati di retrogaming. Se affrontato con l’approccio giusto, specialmente in compagnia, Barbarian riesce ancora oggi a regalare momenti di puro intrattenimento.
• Animazioni fluide e dettagliate
• Gameplay tecnico ma intrigante
• Modalità a giocatore singolo ripetitiva
• Poca varietà tra i nemici
VOTO FINALE
7
BARBARIAN: LONGPLAY
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