Shadow of the Beast è un videogioco a piattaforme sviluppato dalla Reflections Interactive e pubblicato dalla Psygnosis Limited nel 1989 per la piattaforma Amiga. Visto il successo, il gioco venne convertito per molte altre piattaforme, e ne vennero realizzati due seguiti: Shadow of the Beast II e Shadow of the Beast III. Durante il Gamescom 2013, Sony Computer Entertainment ha mostrato un trailer di un remake del gioco previsto in esclusiva per PlayStation 4.
Psygnosis aveva già pubblicato giochi a piattaforma di alta qualità, come Obliterator, ma Shadow of the Beast viene ricordato come un videogioco rivoluzionario per la grafica e il sonoro. La grafica era molto colorata e visualizzava fino a 12 livelli di parallasse, un numero vertiginoso per l'epoca. La parte audio venne composta da David Whittaker, che utilizzò campioni di alta qualità per comporre le musiche. La confezione venne disegnata da Roger Dean, illustratore piuttosto famoso che ha realizzato numerose copertine dei più conosciuti album degli Yes e che sovente collaborò con Psygnosis. Il 17 maggio 2016 è uscito in esclusiva per PS4 solo sul playstation store, il remake del videogioco intitolato sempre Shadow of the Beast.
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Sviluppo | Reflections Interactive, The Creative Assembly |
Pubblicazione | Psygnosis |
Data di Pubblicazione | 1992 |
Genere | Piattaforme |
Modalità di Gioco | Giocatore Singolo |
Piattaforme | Amiga, Atari ST, Amstrad CPC, Commodore 64, ZX Spectrum, Super Nintendo Entertainment System, Sega Mega Drive, Sega Master System, Atari Lynx |
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COMMENTO:
Shadow of the Beast per me è come un complesso rompicapo, uno di quelli che ti costringe a portare la mano al mento per accarezzare la folta barba in segno di concentrazione, assumendo quella posa tanto cara ai dotti d'epoche passate. In molti lo hanno battezzato come uno dei giochi di maggiore spessore degli ultimi anni 80, lodandolo come "uno dei gioielli della corona"(cit. Mark Langshaw per Digital Spy) sin dalla sua neonata apparizione per Amiga, assegnandogli votazioni lusinghiere e latrici di promesse che in molti casi si sono rivelate mantenute, ma che in altri non hanno mancato di suscitare aspri dibattiti tra gamers di ogni genere.
Audio e Video ai massimi livelli: parallasse gestito magistralmente e brani polifonici erano in grado di incantare chiunque per la bontà della loro fattura (a quel tempo, naturalmente). Ma la realtà dei fatti poteva sembrare diversa da quanto occhi e orecchie incoraggiassero a credere e, ad alcuni, risultava assolutamente disomogenea dall'immagine di un titolo che macinava "numeroni" ad ogni recensione.
Il gioco in se riscuoteva un discreto successo ma poteva apparire carente nel coinvolgimento e caricato di un peso non indifferente, quello della difficoltà, capace di spezzare l'animo dei giocatori manchevoli di tenacia. In atri termini, una produzione che non faceva dell'accessibilità il proprio cavallo di battaglia, problema del quale era possibile avere ragione solo con pratica e buone dosi di pazienza, concentrazione e spirito d'osservazione.
Shadow of the Beast, nei fatti, non era un normale platform a scorrimento orizzontale come potevano esserlo Super Mario Bros o Sonic The Hedgehog, ma si presentava al pubblico come un titolo capace di unire al concetto di arcano, la necessità di esplorare ampie sezioni labirintiche e il saper usare la forza quando necessario. Così descritta sembrerebbe un'avventura come tante altre, non fosse che per ognuna di queste fasi era necessaria una perizia fuori dal comune, probabilmente simile a quella di un'operazione chirurgica ad alto rischio: era facile entrare in collisione con creature di vario genere, subire dei danni da caduta o a causa di trappole nascoste, sentirsi costretti a lunghe ed estenuanti sessioni esplorative.
Non stupisce quindi che in molti avessero deciso di abbandonare il gioco senza averne visto che una piccola parte, forse esasperati dalla difficoltà che lo permeava.
Dopo questo amplissimo preambolo, viene da chiedersi che cosa ci si dovrebbe aspettare dalla conversione del suddetto titolo su Atari Lynx, anche perchè del titolo originale, è chiaro come il sole che della grafica d'avanguardia osservata sull'ammiraglia Commodore, non si sarebbe potuto trovarne traccia.
Eppure, a dispetto di quanto detto finora, quella per Lynx può essere definita come una delle più azzeccate conversioni del titolo originale: 12 livelli di ottima grafica in parallasse, un frame rate davvero degno di nota, oltre un centinaio di mostri differenti, 200 effetti sonori e circa 30 minuti di musiche originali. Shadow of the Beast per Lynx può essere definito, ancora oggi, come un lavoro di inequivocabile valore.
Naturalmente, il livello di difficoltà che ha finito per frustrare molti possessori del titolo pubblicato da Psygnosys fa sentire la sua presenza anche in questa versione portatile. Ma, nel caso specifico, si dovrebbe notare come lo sviluppo abbia tentato di smussarne in una certa misura i tratti peggiori, attribuendo al titolo un meno ostico grado di difficoltà.
Nonostante questo però, Shadow of the Beast per Lynx rimane un titolo complesso, affamato di abilità e tempismo, qualità che purtroppo non tutti possediamo.
Coloro che risulteranno carenti di tali attributi probabilmente relegheranno presto questo gioco in un angolo polveroso dei loro angusti scantinati.
Chissà .... forse vale il detto "o lo si odia o lo si ama", che è un po' come dire che il gradimento dipende dai nostri gusti personali. In quanto a me, faccio parte di quella schiera di gamers che ancora non ha capito come assaggiare Shadow of the Beast, pur percependone le potenzialità, non riesco a condannarlo ne a considerarlo come il capolavoro che molti hanno descritto, e nonostante io non sia ancora riuscito a giungere al suo completamento, dubito che la mia idea su di esso potrà cambiare.